Home C'era una volta God save the Cream, Dio salvi i Cream!

God save the Cream, Dio salvi i Cream!

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Il 26 novembre 1968 alla Royal Albert Hall di Londra sono migliaia i ragazzi che con le lacrime agli occhi violano la sacralità dell’inno nazionale britannico per salutare l’ultimo concerto del loro gruppo preferito.

I destinatari di tanto affetto sono i Cream, una band formata dal chitarrista Eric Clapton, dal bassista Jack Bruce e dal batterista Ginger Baker.

Un gruppo dalla carica rinnovatrice

Fin dall’inizio i Cream si mettono in evidenza per la loro carica rinnovatrice. Il gruppo scardina le regole di un codice non scritto che costringe i brani a non superare la durata di tre, quattro minuti, con brevi improvvisazioni confinate all’interno di rapidi break solistici. Il limite è dettato dalle leggi dell’industria discografica, scettica nei confronti degli album di lunga durata e più incline a privilegiare il disco a 45 giri di rapido consumo e di minor costo. I Cream rovesciano completamente la struttura, dilatando all’infinito i brani e lasciando ciascun componente libero di esprimere, senza cronometro, creatività e abilità strumentale.

Pilastri della controcultura psichedelica

Con Jimi Hendrix e pochi altri diventano una sorta di pilastro musicale della controcultura psichedelica tanto che per la copertina del loro secondo album Disraeli gears scomodano Martin Sharp, uno degli illustratori della rivista underground “Oz”. Quando si accorgono che la loro carica innovativa si sta esaurendo rifiutano di diventare delle “icone viventi” e di ripetersi all’infinito. Annunciano con molto anticipo il loro scioglimento e organizzano un concerto d’addio per salutare il pubblico. Il 26 novembre 1968 la sala della Royal Albert Hall è testimone di un commosso e appassionato atto d’amore del pubblico nei confronti del gruppo. Al termine dell’esibizione le ragazze e i ragazzi presenti si alzano in piedi e intonano con le gole strette dal magone l’inno nazionale inglese God save the Queen, (Dio salvi la Regina), trasformato in God save the Cream. L’intero concerto viene filmato da Tony Palmer nel suo film “Goodbye Cream”. Pur commossi, i soli a non prendersi sul serio restano i tre musicisti tanto che Jack Bruce qualche anno dopo così descriverà l’epopea del gruppo: «I Cream? Abbiamo fatto qualche bella suonata insieme, abbiamo guadagnato un po’ di soldi e poi… abbiamo chiuso. Tutto qui».

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".