A Ostia tutto è pronto per il 5 novembre. Si sono delineate, infatti, le candidature dei vari partiti e movimenti per le amministrative nel Municipio X di Roma dopo oltre due anni di commissariamento e il panorama sarà quanto mai variegato vista l’accanita concorrenza. Il M5S è atteso a un importante banco di prova dopo le non eccelse prove fornite dalla Giunta guidata da Virginia Raggi.
Portacolori del movimento pentastellato sarà Giuliana Di Pillo, delegata del Sindaco su Ostia, chiamata a ripetere il risultato dello scorso anno dove i grillini raccolsero il 44% dei voti. Il centrodestra è riuscito a trovare la strada dell’unità e presenterà sotto le sue insegne Monica Picca di Fratelli d’Italia che ha simbolicamente aperto la sua campagna elettorale nella pineta di Castel Fusano, “simbolo del degrado di questo Municipio”. Sull’estrema destra si posiziona Luca Marsella di Casapound. Sull’usato sicuro, invece, punta il Partito Democratico lanciando la candidatura di Athos De Luca (“Il Pd mi ha scelto per archiviare Mafia Capitale”) mentre sono proliferati numerosi candidati d’ispirazione civica. Dal giornalista Andrea Bozzi con la sua lista “Impegno civico per l’Autonomia”, proseguendo con l’ex prete Franco De Donno di “Laboratorio Civico X”, continuando con l’imprenditore cattolico Giovanni Fiori de “Il popolo della Famiglia” e chiudendo con Eugenio Bellomo, appoggiato da SI e da Possibile. E fioccano già i sondaggi demoscopici. Stando alle prime rilevazioni, si stanno profilando delle previsioni davvero interessanti. Il M5S si colloca al 28% (dal 44% del 2016), il centrodestra compatto al 18% mentre le sorprese potrebbero arrivare per la conquista della terza piazza in quanto Casa Pound viene valutata attorno al 10% e incalza da vicino il candidato del PD fermo al 12%. Più distanti tutti gli altri candidati. Ma una riflessione doverosa si può aprire attorno al valore politico di questa consultazione. Malgrado alcuni tentativi malriusciti di ridimensionare il voto di Ostia derubricandolo a fatto locale sulla stessa falsariga della Sicilia, non v’è ombra di dubbio che queste elezioni amministrative rivestono un’importanza politica fondamentale in quanto sono ben più che un semplice “tagliando” della Giunta Raggi. E la stizzita reazione tramite Twitter della Senatrice Taverna può essere rivelatrice di un crescente nervosismo nelle file grilline. L’elezione di Virginia Raggi a Sindaco di Roma ha suscitato grandi aspettative di cambiamento tra i cittadini romani e, a livello nazionale, ha significato per il M5S la possibilità di prepararsi alla conquista del Governo Nazionale. Era legittimo aspettarsi che l’attenzione del dibattito pubblico si spostasse sulle effettive capacità della Raggi e dei pentastellati di prendersi importanti responsabilità e per questo Ostia potrebbe essere un campanello d’allarme fondamentale per iniziare a capire se si è modificato o meno il livello di consenso attorno ai grillini. Ma se in casa pentastellata si guarda con apprensione ai risultati del 5 novembre, decisamente critica appare la situazione in casa democratica. Dopo le vicende legate all’affaire Marino e gli strascichi di Mafia Capitale, è risultata incomprensibile l’opzione di affidarsi a un politico teoricamente rottamabile, non inserito nel contesto di Ostia e senza la celebrazione delle primarie. Si è probabilmente trattata di una scelta di “rimessa”, dettata dalla speranza che, nel frattempo, la Giunta Raggi imploda semplicemente su sé stessa. D’altro canto, lo stesso neosegretario PD di Roma Andrea Casu ha dichiarato a Il Foglio che “siamo a lavoro per la ricostruzione politica del litorale [e] lo stiamo facendo parlando con tutti i soggetti politici, culturali e civici”, affrettandosi a non fare paragoni con il contemporaneo voto in Sicilia.
Parole che sanno di ritirata, di rinuncia a competere, quasi a subodorare il sapore della sconfitta. Viene da chiedersi dove andranno i frutti di questa negligenza politica, probabilmente nelle ceste delle destre che, al contrario, si stanno mostrando molto attive sul territorio. Chi sta provando a ricucire i fili di un’alleanza elettorale tentando di ricreare delle minime condizioni di agibilità politica è il centrodestra che, grazie alla candidatura unitaria di Monica Picca, si presenta con le migliori credenziali per arrivare al ballottaggio. Un risultato che, nel caso si concretizzasse, lo legittimerebbe come vera alternativa al M5S con un duplice obiettivo politico: da un lato, rappresentare l’autentica spina nel fianco per l’amministrazione Raggi e, dall’altro, essere il preludio per un’affermazione complessiva sia in Regione Lazio che al Governo Nazionale.