Il 6 settembre 1926 nasce a Chicago, nell’Illinois, il batterista Freddie Below, famoso in tutto il mondo per il suo modo di accompagnare le esecuzioni di blues, singolare e carico di swing trascinante.
Il back beat
Negli anni la sua tecnica, detta del “back beat”, ha fatto numerosi adepti. È ancora piccolo quando, nella sua Chicago, vagabonda tra le piccole band che suonano jazz. Lo affascina in particolare la carica innovativa dei boppers, di cui intuisce la carica innovativa prima ancora che il vento inizia a soffiare forte nelle loro vele. Proprio con loro fa le prime esperienze professionali, in particolare con Gene Ammons, che quando lo scopre non vorrebbe più lasciarlo andare via. In realtà il buon Freddie pur considerando il jazz utile per farsi le ossa, ha nel blues il primo, grande e unico amore. Con il suo baschetto spesso costellato da spilline colorate e con la grande croce d’oro appesa al petto, diventa uno dei protagonisti della storia del blues. In realtà lui non vede una grande differenza tra blues e jazz e si muove quasi sempre in una sorta di terra di nessuno in cui i due generi si danno la mano.
La tecnica del jazz e l’anima del blues
Dal jazz attinge la precisione tecnica e la rapidità dell’esecuzione, ma al blues deve l’anima, il sentimento e l’ispirazione. Per questo i bluesmen come Junior Wells, Memphis Slim, Eddie Boyd, Otis Rush e Buddy Guy se lo contendono e lo coccolano. Ben presto si accorge di lui anche la Chess, una delle grandi etichette del blues moderno, che lo scrittura e gli apre le porte dei gruppi di artisti come Muddy Waters, Bo Diddley, Chuck Berry, Sonny Boy Williamson, Etta James e Sugar Pie. Nella seconda metà degli anni Sessanta una lunga malattia lo costringe all’inattività forzata. Tornerà sulle scene nel 1969 quando il lavoro di artisti come lui non viene più richiuso in confini né in ghetti. Vagabonderà a lungo alla scoperta del mondo e compirà numerose tournée in Europa e in Africa lavorando anche con l’armonicista bianco Charlie Musselwhite.