Sola, con una semplice luce bianca che la illumina e la compagnia della sua fedele chitarra: così Joan Baez si presenta la sera del 4 settembre 1971 agli oltre dodicimila spettatori, in gran parte ragazzi e ragazze, che affollano il Palasport di Roma per assistere al suo concerto.
Non è la prima volta
Accanto a lei, seduta su una delle due sedie che costituiscono l’unica invenzione scenografica del palco, c’è un interprete che le consente di comunicare e farsi capire dal pubblico italiano. Fin dalle prime ore del mattino la capitale è stata invasa da gruppi di giovani provenienti da ogni parte d’Italia che hanno preso d’assalto i botteghini ala ricerca dei biglietti di gradinata, venduti a mille lire l’uno. Non è la prima volta che la folksinger si esibisce in Italia. L’anno precedente, infatti, è stata a Milano all’Arena Civica e nel 1969 al Teatro Sistina di Roma, ma questa volta c’è un’attesa particolare per questo avvenimento che apre la stagione musicale dell’autunno romano. Joan Baez è reduce dallo strepitoso successo del tema del film “Sacco e Vanzetti” che le ha dato, nel nostro paese, un successo commerciale senza precedenti e, in più, ha annunciato la sua intenzione di dare un più radicale contenuto politico alle sue esibizioni.
Fischi sul parlato
Il Palasport di Roma l’accoglie con grande entusiasmo e con qualche intemperanza di troppo, soprattutto quando una piccola parte del pubblico inizia a sottolineare con fischi le parole dell’interprete che traduce i lunghi interventi parlati della cantante. La Baez non si fa impressionare e spiega che nei suoi spettacoli parole, musica e ragionamenti politici sono un tutt’uno. Se il pubblico romano non è d’accordo lei è disposta ad andarsene subito, perché non accetta che qualcuno sia lì soltanto per ascoltare qualche canzone. Un fragoroso applauso sommerge i “fischiatori” e il concerto può continuare. Per marcare meglio la sua posizione fa comunicare ai giornalisti in attesa di intervistarla al termine del concerto che non risponderà a domande sulla musica perché per lei il rigo musicale è solo «…un ottimo strumento per trasmettere un messaggio». E durante la conferenza stampa a chi pensa di coglierla in fallo chiedendole se si senta più un simbolo politico o un personaggio musicale risponde: «Io? Io sono solo una magra messicana».