È stata inaugurata la ‘eco-maison’, il primo lotto del progetto H2OS, che prevede la realizzazione di un eco-villaggio in Senegal (a Keur Bakar, 200 km da Dakar) composto da spazi comuni e moduli abitativi autonomi dal punto di vista energetico e idrico in un’area in cui la desertificazione procede inesorabile.
Eco-villaggio anti-desertificazione in Senegal
Le eco-abitazioni, organizzate attorno alla tecnologica eco-casa comune, saranno realizzate in mattoni stabilizzati di terra cruda in regime di autocostruzione comunitaria. Gli elementi più complessi delle costruzioni (testate, servizi, impianti) sono a cura di tecnici specializzati che, nel frattempo, formano sul posto la manodopera locale. Una sostenibilità che si riverbera anche nel costo dell’opera, sotto i 200 Euro al metro.
Il villaggio si trova in un’area priva di elettricità, acqua, servizi scolastici e sanitari.
Eco-villaggio in Senegal grazie ad H20S
La realizzazione della ‘eco-maison’ chiude la prima fase del progetto. La sfida di progettisti, promotori e partner è chiara: “Una progettazione non invasiva ma partecipata, che sa farsi baluardo e simbolo di diritti – concludono i TAMassociati – quali l’accesso all’acqua, al cibo, alla possibilità di vivere nei luoghi dove si è nati e di allontanarsene per volontà, non necessità”.
H2OS è un esperimento di co-sviluppo promosso dal Circolo Sunugal (associazione di migranti senegalesi) di Venezia, sviluppato dalla Onlus Musoco (Venezia) in collaborazione con la Ong USE (Union pur la Solidarité et l’Entraide) di Dakar.
È finanziato da CGIL CAAF Nord-Est, 8 per mille Chiesa Valdese, LTA (Livenza Tagliamento Acque) ed è supportato da AUTODESK FOUNDATION (USA).
È sostenuto anche da IdRiCo (Idee per Risorse Collettive), finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, e dall’associazione provinciale Arci Trieste.
Il progetto architettonico e tecnologico di H2OS è concepito e sviluppato da TAMassociati, da sempre attivi, e noti nel mondo, per la realizzazione di ospedali-modello dalla forte impronta ecologica nel continente africano, nonché portatori di un fortissimo messaggio sociale alla Biennale Architettura 2016 di cui hanno curato il Padiglione Italia.