Il 27 maggio 1934 inizia in Italia la seconda edizione dei Campionati Mondiali di Calcio. L’avventura è la continuazione di un viaggio iniziato nel 1930 per iniziativa del francese Jules Rimet, allora presidente della FIFA (Fédération Internationale Football Association), senza l’Italia, con poca Europa e vinta dall’Uruguay, la squadra di casa, che si aggiudica il primo titolo battendo in finale l’Argentina.
Un’occasione unica per il fascismo
L’Italia arriva ai mondiali soltanto nella seconda edizione nella quale ha l’importante ruolo della padrona di casa. È un’occasione strepitosa per il fascismo, impegnato a consolidare la propria popolarità e Mussolini non se la fa scappare. Nel saggio “Calcio e Fascismo” (Oscar Mondadori, 2006) Simon Martin racconta come il fascismo comprenda le potenzialità di questo sport di stimolare l’interesse e il sostegno delle grandi masse a differenza di liberali, comunisti e socialisti che fino a quel momento l’hanno ritenuto buono solo come strumento di svago ricreativo senza immaginarne un ruolo politico. Mussolini ne fa invece uno strumento diretto di propaganda e organizzazione affidando a Lando Ferretti il compito di riorganizzare il CONI, rendendolo un organo che risponde al partito. I Mondiali del 1934 diventano così la straordinaria occasione di ostentare le capacità del regime.
Una pianificazione sistematica
Niente è lasciato al caso. Ci sono treni speciali a prezzi ridottissimi, emissioni filateliche e una colossale campagna d’affissioni. Anche i biglietti per le partite vengono stampati su una carta speciale per renderli conservabili. Con questa meticolosa preparazione l’Italia si prepara a vincere la manifestazione che si svolge dal 27 maggio al 10 giugno 1934. La squadra azzurra è allenata da Vittorio Pozzo. Per gli italiani, se si eccettua il 7 a 1 sugli Stati Uniti nella prima partita, il mondiale non è una passeggiata. La formula dell’eliminazione diretta rende avvincente il torneo. La seconda partita dell’Italia, con la Spagna a Firenze, non si schioda dall’1 a 1 (gol di Ragueiro, pareggio di Orsi) neppure dopo i tempi supplementari. A norma di regolamento l’incontro viene ripetuto il giorno dopo. Questa volta un gol realizzato da Meazza nel primo tempo apre all’Italia le porte della semifinale con l’Austria. Un gol di Guaita nel primo tempo, difeso a fatica fino alla fine ci porta alla finale contro la Cecoslovacchia. La partita per il titolo sembra mettersi male al 71’ quando segna il cecoslovacco Puc. Ci pensa Orsi, a meno di dieci minuti dalla fine, a pareggiare i conti. Nel primo tempo supplementare Schiavio chiude la partita superando il portiere Planicka con un diagonale e crollando a terra svenuto dopo il gol. Per la nazionale è il trionfo, per il Regime una grande operazione di propaganda e di consenso.