Alla Reggia di Caserta, La terra dei fiori, il progetto del duo Sasha Vinci Maria Grazia Galesi a cura di Daniele Capra, propone una contro mitologia. Dalla terra dei fuochi, infarcita di scorie tossiche e avvelenata dalla malavita, alla terra dei fiori, luogo in cui crescono gerbere e crisantemi, fiori che larte accoglie per farne espressione di bellezza, spiritualità e rinascita.
La terra dei fiori alla Reggia di Caserta
La mostra, promossa dalla Reggia di Caserta in collaborazione con la galleria aA29 Project Room di Gerardo Giurin Milano | Caserta, con il contributo di McArthurGlen, Axa Assicurazioni, Oliveo srl, Grand Hotel Vanvitelli. Il catalogo, bilingue, è a cura di Daniele Capra.
La sequenza di grandi immagini fotografiche, ospitata nei saloni del Piano Nobile della Reggia, esprime il percorso che ha portato il duo VinciGalesi ad indagare le dinamiche di identità attraverso luoghi dimenticati e spazi segnati da abbandono, trascuratezza, morte civile.
La terra dei fiori, una mostra sulla natura
A tale condizione aggiunge il curatore si contrappone il rigoglioso fiorire della natura, elemento simbolico di meraviglia, espressione della volontaria ricerca di riscatto. È il tentativo di inversione, lespressione della necessità di superare l’impasse della condizione attuale che larte deve compiere. Per mostrare come anche dallestremo abbandono si possano far germinare onestà, bellezza, dignità.
La terra dei fiori, gli artisti celebrano la bellezza
Il drappo che avvolge i due artisti è realizzato cucendo a mano migliaia e migliaia di fiori su eterei tessuti. In ossequio ad una tradizione arcaica propria delle celebrazioni religiose di unaltra terra complessa e difficile, il ragusano, sulle cui spiagge di frequente sono sbarcati disperati provenienti dallaltra sponda del Mediterraneo in fuga dalla guerra o si sono arenati corpi senza più speranza.
Le immagini di Vinci Gallesi sono visioni cariche di contrasto. Dentro ambienti spettrali di una terra violentata, i due artisti avanzano interamente avvolti in mantelli floreali, coloratissimi. I loro tratti somatici scompaiono per far posto a figure evocanti magiche presenze. Numi che disseminano colore e futuro nel grigio e nellabbandono del presente.
VinciGalesi propongono visioni transitorie, occasioni preziose e fugaci. Lampi di futuri possibili. Da far propri senza por tempo di mezzo. Fuggevoli quanto è fuggevole la bellezza di un fiore, meraviglia condannata ad un veloce disfacimento.
L’elemento floreale trasforma, nasconde, anima. È una presenza naturale che racchiude un universo di significati simbolici che affondano le radici nelle culture e nelle mitologie più antiche.
I fiori nel mondo vegetale rappresentano limmagine della vita, della rinascita e del ciclo stagionale. Sono simbolo di gioia e di lutto, delleros che anima lamore terreno e della pace che scioglie quello celeste.
Nella giornata inaugurale della mostra, il 20 maggio, VinciGalesi daranno vita ad una performance, assieme ad un cavallo purosangue, con cui sfileranno, integralmente ammantati di fiori. Trasformati in floreali evocazioni, gli artisti avanzeranno dal giardino verso il piano nobile attraversando il porticato a cannocchiale, progettato da Vanvitelli per fornire al visitatore del palazzo una vertiginosa visione prospettica, ed il maestoso scalone centrale della residenza.
Come scrive nel suo testo il curatore Daniele Capra, la performance suggerisce, in maniera simbolica, le potenzialità mimetiche e metamorfiche insite nellelemento floreale, che vengono portate al massimo grado. La bellezza semplice ma altera di gerbere e crisantemi incarna la reazione allo sfacelo di un territorio soggiogato dalla criminalità e dallinquinamento causato dai rifiuti. È metafora del possibile ribaltamento della forzosa circostanza di prigionia, è il sogno di ribellione ad una situazione a cui, razionalmente, non si sarebbe potuto immaginare una via duscita percorribile.