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Pierfranco Bruni: “Bob Dylan Premio Nobel, finalmente”

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Dylan
Il celebre cantante folk Bob Dylan ha vinto oggi il Premio Nobel per la letteratura 2016. Ospitiamo una riflessione dello scrittore Pierfranco Bruni.

Con grande piacere, ospitiamo sulle nostre pagine elettroniche la riflessione dello scrittore e saggista Pierfranco Bruni a proposito del Premio Nobel per la letteratura assegnato oggi a Bob Dylan.

Bob Dylan Premio Nobel per la letteratura. “Finalmente si premia il merito e la grandezza” sottolinea Pierfranco Bruni.

Bob Dylan Premio Nobel per la letteratura 2016

Bene. Anzi benissimo. Bob Dylan, Premio Nobel per la letteratura. È un fatto significativo. Rompe steccati e varianti. Si entra nella cultura popolare che ha fatto della musica una forma di linguaggio nel quale si vivono non solo le sensazioni ma anche le forme di un processo che è strettamente letterario e linguistico. Questa volta sono felice. I motivi sono tanti. Principalmente perché si riconosce il testo di una canzone come vera e propria dimensione letteraria. La canzone d’autore non è mai stato un prodotto diverso rispetto alla poesia.

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Lo scrittore e saggista Pierfranco Bruni

Questo vale per Dylan ma vale, come più volte ho scritto nei miei libri sui cantautori italiani, per De André, per Califano, per Conte per Tenco, per Baetz, per Noah, per Franco Simone, per Mia Martini. Il testo musicato è un testo poetico. Un dibattito che ho sempre seguito e sul quale ho speso molto lavoro. Chiaramente, Dylan, dagli anni Sessanta in poi, ha contrastato le istanze sommerse dei linguaggi tradizionali ed ha creato la parola rarefatta come nel mondo simbolista francese o ermetico italiano e latino americano. Perché nel testo di Dylan ci sono gli intrecci tra contenuto e forma, tra immaginario e regia della parola. Le parole portate dal vento e il vento che si fa parola. Una visione delle metafore corte. Ma a Dylan, molti della mia generazione, devono gran parte della propria formazione. Magari un Dylan non diretto e filtrato dai testi dei cantautori italiani. Lessi Dylan e Baetz prima di ascoltarli nei testi della Newton. Brassens o Brel sono dentro quel viaggio che parte dal canto di “Gracias de la vida” sino al tempo che viaggia nello spazio della spiritualità di Dylan.

Un Nobel meritato. Questo sì. Innovatore. Maestro e corruttore positivo dei linguaggi in cravatta e gilè. Poi autorevolmente si riconosce alla canzone il ruolo di essere patrimonio della creatività. Ma c’e’ di più. La poesia che oggi è in travaglio nasce non più dalla retorica bensì dall’inquietudine del rinnovamento. Dylan, in fondo, regala spiritualità intrecciata nell’antropologia dei linguaggi con una dimensione sempre innovativa. Non sperimentalista tout court ma nelle avanguardie che danno un senso. La canzone, dunque, come espressività letteraria e il linguaggio musicale come modello emozionale. I suoi testi lo dimostrano ampiamente. Io l’ho sempre percepito e recepito come poeta.

La foto di copertina è tratta dal sito www.larepubblica.it