Poetica, innovativa, e a tratti nostalgica, Parigi è una città che attrae visitatori da ogni angolo del mondo. Gli attentati terroristici l’hanno provata duramente, colpendone il suo bioritmo sempre vivace, armonico, raffinato e al passo con una multiculturalità sentimentale e mai scontata. Eppure, così come i suoi abitanti, parigini dai tratti scontrosi ma pur sempre gentili, non hanno mai ceduto alla paura, riprendendo sin da subito la loro quotidianità di sempre, allo stesso tempo i turisti non hanno, poi così tanto, frenato il loro desiderio di vivere la Ville Lumière con la solita verve di qualche anno fa.
Parigi, dai monumenti più noti al pittoresco quartiere Montmartre
La Tour Eiffel, simbolo per antonomasia di questa città poliedrica, continua ad essere immortalata alle primi luci dell’alba, al tramonto e di notte, come se qualsiasi minaccia internazionale fosse solo la proiezione di un brutto sogno extraterrestre. Il Louvre e la Cattedrale di Notre-Dame, due tra i tanti monumenti noti a tutti, non smettono di creare code lunghissime e le crociere sulla Senna, con le loro guide altoparlanti che si propagano fino a riva, sono un viavai di battelli sempre stracolmi di turisti che sbracciano dall’alto delle loro macchine fotografiche.
Tra i tanti arrondissements, i venti quartieri che, come una spirale, suddividono la capitale francese, Montmartre è sicuramente la Parigi del mito, la zona più amata e conosciuta dai turisti. Vero villaggio nella città, Montmartre è un tripudio di caffè e bistrot pullulanti di colori e fiumi di gente che, tra un caffè e un bicchiere di vino, vi si ritrovano a intrattenere disquisizioni filosofiche e pause all’insegna di ritmi lenti.
Presa di mira verso la fine dell’800 dallo spirito bohémien di artisti e intellettuali, specialmente pittori e scrittori, Montmartre resta oggi il quartiere dell’arte per eccellenza (anche se, subito dopo la fine della prima guerra mondiale, la vita artistica parigina si trasferì tra le vie di Montparnasse).
Punto nevralgico del turismo della capitale francese, Montmartre è il punto più alto di Parigi, una delle aree da cui godere di una vista mozzafiato su tutta la città. L’ex quartiere di artisti come Van Gogh, Modigliani e Picasso, rivive oggi di artisti e caricaturisti che ritraggono i volti dei turisti affascinati dalle sue due attrazioni principali: la Basilica del Sacro Cuore e la vivacissima Place du Tertre, letteralmente la piazza ‘della collinetta’, un angolo pittoresco di Montmatre dove camminare tra quadri, fiori e profumi è un’esperienza fiabesca.
Spesso i turisti vengono rapiti da queste due mete così di richiamo, senza sapere o immaginare che, proprio all’interno dei confini di questo quartiere, a pochi passi dal caos più gettonato e fotografato, si trovano alcuni degli angoli più tranquilli e autentici di Parigi. Proprio come le uniche vigne della città.
Le vigne di Montmatre, uno spazio verde in centro città
Le cosiddette vigne di Montmatre, ufficialmente conosciute come Clos Montmartre, sono accompagnate nel loro perimetro da ripide vie acciottolate ed un paesaggio che, come d’incanto, si fa bucolico davanti a colorati e alti palazzi ricoperti in parte d’edera. Se volete vedere le vigne, dovete recarvi all’angolo tra Rue des Saules e Rue Saint-Vincent, proprio a pochi passi da dove sorge il Cimetiére Saint-Vincent, l’affascinante cimitero dove riposano alcuni personaggi noti come Maurice Utrillo, conosciuto per essere stato lo storico ‘pittore di Montmartre”. La vigna, coltivata a partire dal 1933, conta attualmente circa 2000 piante ed ha una storia molto suggestiva alle spalle in tema di ambiente e valorizzazione del territorio. Già nel passato, tutta la collina di Montmatre era dedita alla coltivazione dell’uva, coltivazione attraverso la quale le badesse mantenevano in piedi l’economia del monastero. Con l’arrivo dell’espansione edile del 1900, i vigneti andarono man mano scomparendo fino a che, nel 1933 appunto, un gruppo di persone, artisti in testa, per opporsi all’espansione immobiliare selvaggia, decisero di spingere la città di Parigi a creare uno spazio verde, reimpiantandovi così le vigne. Da allora, ogni anno, nel mese di ottobre, Clos Montmartre è divenuto il teatro della vendemmia di queste uve, con grandi festeggiamenti che raccolgono ondate di turisti e parigini. Durante la festa della vendemmia di Montmartre, il vino va a confluire in oltre 800 bottiglie, che vengono dipinte da artisti e poi vendute all’asta a scopo di beneficenza.
Le vigne di Montmartre purtroppo non sono accessibili al pubblico, se non in occasioni speciali come la storica manifestazione “I Giardini Festival”, l’evento dedicato a tutti gli amanti del verde e della natura, che si tiene , dal lontano 1980, ogni autunno in città.
Una visita, sebbene dall’esterno, resta una doverosa parentesi di tranquillità e pace che regala anche altre chicche. All’angolo opposto a Clos Montmartre, infatti, si trova una casetta rossa arancio con un’insegna che recita Au Lapin Agile, il cui nome deriva dal murales del caricaturista André Gill, ancora oggi visibile e ritraente un coniglio che salta fuori da una pentola: si tratta di uno dei famosi cabaret che hanno fatto la storia di Parigi e dove Apollinaire, grande sostenitore del futurismo e del cubismo, era un cliente fisso. Proseguendo la strada, si arriva invece davanti ad uno dei pochi mulini a vento rimasti a Montmatre: il Moulin de La Galette, celebre soggetto del quadro di Renoir “Bal au Moulin de la Galette”, oggi conservato nel Museo d’Orsay di Parigi.
Ricordiamo che Montmartre fu per tanto tempo un semplice villaggio di campagna dove si trovavano i mulini che rifornivano Parigi di farina. Oggi sempre più in auge grazie anche al boom della pellicola Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, che vede la famosa protagonista/cameriera lavorare proprio in un caffè di Montmartre, questo quartiere è davvero un viaggio nel tempo che attraversa natura, storia, letteratura, arte e cinema.