Siamo portati a pensare che, per parlare dei più alti e nobili sentimenti umani, occorra utilizzare un linguaggio ermetico e inaccessibile. Ma spesso dimentichiamo che, nel trattare dell’amore e della bellezza, tutto può essere più facile adoperando parole semplici e immediate. È quello che ha provato a fare nel suo Amore a mano armata (Rupe Mutevole, 2015) il poeta romano Paolo Palazzo.
Paolo Palazzo, il poeta delle cose semplici
Paolo, come ti descriveresti in dieci righe?
Sono nato a Ostia Lido, il mare di Roma, trasferito da qualche anno nella provincia di Rieti. Mi ritengo un viaggiatore armato di penna, che scrive poesie, racconti brevi e storie per bambini, appassionato di musica d’autore e di letteratura. Intenzionato a mettere su carta le immagini e gli odori che le parole suscitano affinché qualsiasi altro esploratore ci si possa ritrovare. Credo nel rispetto dato e ricevuto, nelle responsabilità delle proprie azioni.
Paolo, parliamo del tuo libro, Amore a mano armata (Rupe Mutevole, 2015). Come mai la scelta di quest’originale titolo?
Il titolo nasce proprio soffermandomi sull’immediatezza dell’amore, sulla sua forza distruttrice e contemporaneamente riparatrice, in tutte le sue forme e i suoi colori. Nella violenza e nella consolazione di ogni tipo di amore.
Tra le tante tematiche che tocchi nelle tue pagine ve ne sono due molto trattate in poesia: l’Amore e la Bellezza. Però nei tuoi versi vengono declinate verso il quotidiano, nella vita di tutti i giorni. È così, Paolo?
Si. E qui cito le parole del mio amico Enrico Nascimbeni che gentilmente mi ha onorato della sua prefazione che spiega e sottolinea il leitmotiv del mio libro: “Questi versi sono un po’ il manifesto di Paolo. Che è anche il mio. Cioè non mitizzare tutto.
Ma esaltare questo tutto con parole semplici nei gesti semplici. Quelli di ogni giorno. Trovare se stessi nel quotidiano. Non nelle divinità e nelle trite e ritrite scorribande nella parola che debba per forza stupire. È negli occhi di una bambina o quelli di un gatto che possiamo trovare infiniti. Ed l‘insegnamento poetico e filosofico di Leopardi. Viaggiare dappertutto con la mente. Partendo però dallo sguardo a una collina di fronte a casa. Paolo Palazzo è poeta apparentemente semplice da decifrare. Ma così non è. Chi riesce a comunicare con semplicità e immediatezza. Non possiede una mente semplice. È poeta a mano armata. Armata di una penna. Di un biscotto. Delle “luci di un albero di Natale”. Insomma è persona socialmente pericolosa. Perché sa vedere dove gli altri guardano. E di questi tempi. Si rischia l’ergastolo”.
Verrebbe da dire, Paolo, parole semplici per cose semplici.
Si, la semplicità è l’incipit per scoprire nuova bellezza ogni giorno…
Paolo, sei già al lavoro sulla tua prossime “creatura” editoriale?
Si, il materiale è già tutto pronto e attendo dal vento delle emozioni la piccola spinta necessaria. Ringrazio chi ha creduto nel mio Sogno, in Rupe Mutevole editore e soprattutto a Enrico Nascimbeni.