In occasione della Giornata mondiale della tartaruga, Legambiente rende noti i dati della strage silenziosa che avviene ogni anno nel mar Mediterraneo e che conta circa 40mila tartughe morte e 133mila catturate.
Legambiente, è strage di tartarughe nel Mediterraneo
I numeri che parlano di circa 133mila tartarughe catturate con oltre 40mila casi di morte sarebbero decisamente sottostimati. Una conta più realistica la fa Legambiente, che parla invece di circa 200mila catture e 70mila decessi causati anche dai pescherecci comunitari e dalle migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Ufficialmente oltre 130mila tartarughe marine Caretta caretta, la specie protetta più comune presente nei nostri mari, rimangono vittime ogni anno di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Il pericolo più frequente arriva dagli ami utilizzati per la pesca al pescespada ai quali abboccano circa 70mila tartarughe; oltre 40mila trovano invece la morte nelle reti a strascico, mentre circa 23mila in quelle “da posta”, ovvero quelle reti tese verticalmente nell’acqua e delimitate da galleggianti e piombi.
I pericoli principali per la conservazione della specie Caretta caretta sono quindi le conseguenze della pesca professionale ma anche l’ingestione di plastica, il traffico marittimo, il degrado e l’urbanizzazione delle coste non più accessibili per la nidificazione.
Le tartarughe Caretta caretta minacciate dall’uomo
La tartaruga marina Caretta caretta è una specie carnivora molto diffusa nelle acque dell’ Oceano Atlantico, Indiano e Pacifico, nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. I siti di deposizione delle uova sono localizzati nella parte orientale del bacino Mediterraneo: Grecia, Turchia, Cipro e Libia. In Italia i nidi deposti ogni anno sono solo alcune decine di unità (contro le 5-6 mila dell’intero Mediterraneo), ma i mari attorno alla penisola rivestono grande importanza per le popolazioni delle tartarughe.
La cementificazione, il degrado delle coste e dei litorali adatti per la nidificazione, l’impatto con i sistemi di pesca, il turimo e il traffico marittimo, ne hanno fatto una specie ad altissimo rischio di estinzione.
Le associazioni animaliste si battono da sempre per difendere e salvare le decine di tartarughe ferite che vengono soccorse e accolte nei Centri di Recupero come ad esempio quelli del WWF o Legambiente, dove vengono curate e liberate.