Dieci anni sono bastati all’Uruguay per ridurre drasticamente la sua impronta di carbonio ed abbassare, senza alcun sussidio governativo, i costi dell’energia elettrica affidandosi quasi completamente a fonti rinnovabili.
Uruguay, un intero paese ad energia rinnobabile
Dopo il definitivo addio del Costa Rica ai combustibili fossili, anche l’Uruguay incrementa le fonti rinnovabili; la decisione di entrambi i paesi è stata certamente favorita da alcune caratteristiche, prima tra tutte le dimensioni relativamente piccole dei territori ed alcune scelte di carattere sociale ed economico decisamente all’avanguardia.
Negli ultimi anni infatti, l’Uruguay in particolare, si è distinto per la legalizzazione della marijuana, per i controlli rigorosi sull’industria del tabacco, per le politiche liberali in materia di aborto e matrimonio omosessuale, ed ha oggi completato la sua indipendenza energetica, nonostante il progetto per la costruzione di un nuovo gasdotto per la fornitura di gas dall’Argentina.
Il risultato ottenuto dal paese riguarda quindi non solamente il raggiungimento in tempi record degli obbiettivi stabiliti nel vertice sul clima di Parigi, ma anche l’apertura verso un’economia verde che sta abbassando progressivamente le spese, garantendo una fornitura stabile (con un minor numero di interruzioni di corrente) ed una maggiore resistenza ai problemi causati dalla siccità.
Con queste prospettive l’istallazione progressiva di turbine eoliche nei porti del paese, sta diventando la più grande voce nel bilancio di importazione, mentre aumenta l‘uso di biomasse, energia solare ed energia idroelettrica, con un sostanziale aumento di fonti rinnovabili che rappresentano oggi il 55% del mix energetico complessivo del paese (compreso il combustibile da trasporto) a fronte di una quota media globale del 12%.
Banca Mondiale, Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi e WWF , hanno elogiato l’Uruguay includendo i leader de paese come “Leader Green Energy”
Uruguay e rinnovabili, 95% di elettricità da energia pulita
Ramón Méndez, a capo del Cambio Climático del Ministerio de Vivienda, Medio Ambiente y Ordenamiento Territorial (Mvotma) ha recentemente detto in un colloquio alle Nazioni Unite, che: “Quello che abbiamo imparato è che le energie rinnovabili sono un vero business finanziario” – “I costi di costruzione e di manutenzione inoltre, sono bassi e l’ambiente resta protetto…”
Méndez ha preso un impegno con il mondo molto ambizioso, ovvero il taglio dell’88% delle emissioni di carbonio entro il 2017 rispetto alla media per il 2009-13.
Da ricordare inoltre che, in Uruguay, l’energia nucleare è del tutto assente dal mix energetico in corso e, per più di due decenni, non è stata costruita nessuna nuova centrale idroelettrica.
Gli investimenti fatti, per lo più in energie rinnovabili, ma anche in gas liquido, negli ultimi cinque anni sono saliti a $ 7 miliardi, ovvero a oltre il 15% del PIL annuale del paese: cinque volte la media dell’America Latina e tre volte la quota mondiale.
Rinnovabili, l’Uruguay premiato dagli investitori
Le imprese straniere fanno la coda per assicurarsi contratti eolici con il paese e questo sta spingendo verso il basso le offerte, riducendo i costi di energia elettrica di oltre il 30% negli ultimi tre anni.
Ancora molto c’è da fare ovviamente: il settore dei trasporti infatti dipende ancora dal petrolio (che rappresenta il 45% del mix energetico totale), ma l’industria agricola è ora alimentata prevalentemente da impianti di cogenerazione a biomassa.
La società tedesca Nordex è tra quelle che stanno costruendo nuovi impianti e sulle strade si vedono spesso camion che trasportano turbine, torri e pale, puntando tutto sulla forza del vento, mentre il Paraguay, il Bhutan e il Lesotho sfruttano quasi esclusivamente la forza del’acqua e l’Islanda quella geotermica.
Fonte: TheGuardian.com