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Orgosolo, i Murales che raccontano

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Orgosolo

Google maps, cursore puntato sul cuore della Sardegna. Siamo nel pieno della Barbagia di Ollolai, in provincia di Nuoro per chi si districasse poco tra le geografie di un’isola dall’entroterra ancora solo superficialmente battuto e, forse proprio per questo, dal carattere fortemente più autentico.

Orgosolo è un paese di circa 4500 abitanti, dove gli scorci di una Sardegna antica e senza tempo lasciano spazio all’ampia ‘vetrata’ naturale del selvaggio e incontaminato Supramonte. Conosciuto per la presenza dei Murales, dipinti che decorano le case di tutto il centro storico, raccontando spesso fatti di cronaca, pastorizia e agricoltura, Orgosolo è un museo a cielo aperto, dove il cemento, giorno dopo giorno, ha lasciato ‘tela’ alla street art. Diventando storia.

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Orgosolo, una pinacoteca a cielo aperto

 

“In ognuno di noi c’è l’inquietudine della fuga, l’intollerenza dello spazio chiuso, del consueto. In ognuno di noi l’esploratore cerca di sopraffare il cittadino per portarlo in strada, via”.

(Murales di Orgosolo)

Affrescati per protesta e ribellione, per decorare, o altre volte ancora semplicemente per ricordare e lasciare un segno, l’arte dei muri dipinti racconta, volente o nolente, sempre una storia. O più storie. E lo fa gratuitamente, all’aria aperta, senza file o biglietti d’ingresso, ma solo sposando nuvole e raggi di sole. Ecco allora che anonimi borghi diventano vere opere d’arte.

Sulla scia di questo turismo alternativo, Dailygreen, dopo una visita invernale ai dipinti emiliani di Dozza, si è spostata in Sardegna alla scoperta di Orgosolo, uno dei dieci paesi sardi che fanno parte dell’Associazione Italiana Paesi Dipinti.

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Borghetto di pastori e cronache legate al banditismo (famosissimo, a tal proposito, il film Banditi ad Orgosolo di Vittorio De Seta), questo piccolo paesino sardo, incastonato tra le montagne a oltre 600 mt di altezza, conta oggi centinaia di opere pittoriche sparpagliate tra i vicoli ed ispirate a temi politici, sociali o, più localmente, dedicate alla tradizione sarda e alle sue problematiche.

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Disoccupazione e durezza del lavoro in fabbrica, disuguaglianze e sfruttamento, stragi di stato, scandali della politica nazionale ed internazionale (immancabile il dipinto dell’attentato alle Torri Gemelle); e ancora, messaggi ambientalisti e murales di accusa contro lo squilibrio fra nord e sud del mondo, come il dipinto che si chiede, con una semplicità disarmante, quale sia il confine tra l’ipocrisia e il prezzo del progresso: “L’uomo non ha soldi per fornire di acqua le zone aride del pianeta, però ha soldi per cercare acqua su altri pianeti… La domanda è: ci sono forme di vita intelligenti sulla terra?”.

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E ancora ritratti e messaggi su Obama, Berlusconi, Gramsci e Gino Strada si accompagnano, in quest’angolo appartato della Sardegna, a ‘storie’ di pastori locali, spesso ispirate allo stile di Picasso e immortalate nei muri delle loro stesse case natie, offerte come tele agli artisti dai figli fieri e nostalgici.

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Orgosolo, il primo murales

A quando risale il primo murales di Orgosolo? Sebbene il primo dipinto fu realizzato nel 1969 da un gruppo di anarchici milanesi, che si firmarono “Dioniso”, è negli anni settanta, grazie all’insegnante toscano Francesco Del Casino e alle mani dei suoi alunni, che venne realizzato un murales su una casa con l’intento di portare avanti una battaglia politica non violenta. Negli anni 80, con l’attenuarsi della tensione politica, Del Casino dipinse scene di vita quotidiana: da uomini a cavallo a pastori e contadini intenti nelle loro attività. Lo stile dell’artista senese racchiude messaggi forti di denuncia: le ingiuste, le reclusioni, la condizione delle carceri, l’emancipazione del lavoro, la lotta politica e di classe, l’antifascismo e l’antimilitarismo. Ecco così che, piano piano, si aggiunge anche il contributo di tanti altri artisti, fra i quali il pittore orgolese Pasquale Buesca e il gruppo culturale locale “Le Api”.

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Un borgo di arte e natura

Grazie al fenomeno del muralismo, Orgosolo non è solo un piccolo borgo dove respirare aria pulita all’ombra delle grosse querce di Piazza dei Caduti in Guerra, per poi passeggiare tra i vicoli alla ricerca di piatti tipici della cucina locale e silenzi di vita autentica. Questo luogo vive un grande fermento culturale. I suoi murales raccontano, sfidano il capitalismo, divertono, incuriosiscono e fanno riflettere.

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Per gli amanti del verde, si consiglia anche una visita al Supramonte, meta ambita da escursionisti e amanti della montagna aspra e selvaggia. Dimenticate il fuoristrada, qui il trekking è la scelta più giusta. Del resto, come recita uno stesso murales di Orgosolosi ama la Sardegna rispettandone la bellezza e la natura”.

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Photocredit: Giulia Cantarella