Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito allo svilupparsi di due fenomeni strettamente connessi tra di loro: da una parte il declino delle classi dirigenti, inteso in particolare come incapacità di saper prendere delle decisioni e, dall’altro, l’accelerazione vorticosa da parte dell’economia dovuta in gran parte, allo sviluppo delle nuove tecnologie. Si è così prodotto un profondo solco tra la politica e l’economia generando un pericoloso cortocircuito decisionale che ha sovente portato alla paralisi delle attività istituzionali. È proprio questa la tematica che analizza Luigi Gentili nel suo Lo shock politico, (Rubbettino, 2012).
Serve uno shock per tornare alla politica? Si, secondo Gentili
Luigi Gentili e una nuova politica
Partendo dal presupposto che la politica deve riguardare in particolar modo la capacità di una società di volgere il proprio sguardo verso il futuro e di impiegare, a tale scopo, le risorse materiali e morali di cui dispone, Gentili sottolinea che la politica, al contrario, è rimasta attardata su “schemi interpretativi obsoleti e arcaici” mentre il sistema economico, grazie anche alla globalizzazione, ha preso a correre a grande velocità evolvendosi in una sorta di iper-economia che “diventa egemonica: si impone sui scambi industriali e commerciali e crea un nuovo gruppo dirigente, l’iperclasse, che si afferma sulla governance istituzionale”.
Cosa fare per superare questo handicap della politica?
Cosa fare per riportare la politica al centro dei processi di una società sempre più parcellizzata? E, soprattutto, cosa fare per risolvere quella che viene definita “l’ingovernabilità dei sistemi complessi”? A queste domande, l’autore risponde che, innanzitutto, la politica deve profondamente innovare sé stessa cominciando da un vero e proprio imperativo: l’apertura al futuro. Nel suo libro, Gentili indica nell’iper-partito la forma organizzativa più adeguata per rispondere al bisogno di futuro. Ma cosa indica il termine iper-partito? Sottolinea una struttura ampia, “un partito-rete, adhocratico, che diventa il nodo di transito tra realtà diverse e complementari: club, think thank, centri di riflessione, associazioni di opinione e di rappresentanza, organismi senza fine di lucro, alleati con il partito nel raggiungere scopi comuni”.
L’analisi di Gentili
Solamente in questa maniera e grazie all’azione di ceti dirigenti aperti e interattivi, la politica può recuperare quella funzione di guida dei processi complessi di una società, specie nel fornire risposte adeguate a problemi sempre nuovi. Ripartendo, insomma, dalla messa in rete delle conoscenze, dal riformare la governance delle dinamiche socio-economiche, dalla ricostruzione di un legame di fiducia tra i cittadini e i propri rappresentanti attraverso percorsi partecipati e dall’utilizzazione di nuovi strumenti più idonei per misurare il benessere delle persone.
Ecco allora che i partiti ipermoderni costituiscono un’evoluzione della vecchia forma classica di partito: “Essi aggregano le persone attorno a una visione che nasce da esigenze diffuse. Sono reti organizzate, guidate da leader che creano consenso attraverso gli strumenti della comunicazione. Il dibattito politico non nasce da un centro verticistico ma da una trama di nodi tra loro interdipendenti. Il centro è un nodo di transito tra esigenze e opportunità multi-localizzate”. E anche il sistema di governance si modifica come Gentili stesso non manca di sottolineare: “Con il termine governance si evidenzia un nuovo modo di coordinare l’azione politica, diverso rispetto ai concetti di gerarchia e di mercato. Pubblico e privato si avvicinano per integrarsi sotto vari aspetti. L’obiettivo è quello di dare delle risposte ai fallimenti e alle disfunzioni delle logiche burocratiche convenzionali, sempre più inefficaci man mano che i problemi si fanno complessi”.
I principi della green economy
Gentili non ne fa esplicitamente cenno ma delinea, parlando di dimensione globale e di realtà locali, di ricerca e innovazione e di sviluppo di nuove forme di imprenditorialità, uno scenario in cui soprattutto i principi della green economy possono trovare feconda applicazione. Quando accenna al tema del “superamento dei confini istituzionali”, di “sistema-territorio” e di “logica degli scambi reciproci” sottolinea l’importanza di mutare i connotati tradizionali dell’economia classica che conosciamo per prospettare investimenti di risorse finanziarie e di capitale umano in settori più innovativi dal punto di vista tecnologico e più sostenibili sotto il profilo ambientale.
In quest’ottica si può leggere il suo accenno a una famosa espressione dell’economista austriaco Joseph Schumpeter concernente la “distruzione creativa”, ossia a quel “meccanismo economico che consente di creare innovazione e competitività”. In ultima analisi, Luigi Gentili (in foto), nel suo Lo shock politico, sembra voler delineare un quadro sociale, politico ed economico in cui si possa attuare un significativo mutamento delle tradizionali strutture decisionali e che tale auspicato cambiamento possa realizzarsi sui tre fondamentali pilastri della sostenibilità: economia, ambiente e persona. Una strada certamente percorribile ma che, tuttavia, è ancora lunga e piena di insidie.