“Anche questo è un libro” è stato lo slogan della Fiera nazionale della piccola e media editoria di Roma del 2012. Ma, a ben vedere, ci si dovrebbe chiedere anche se questa sia stata una Fiera del libro. E se riuscirà a esserla ancora in futuro.
La Fiera dell’editoria resiste nonostante la crisi?
Fiera del libro 2012, i numeri
Il comunicato ufficiale della Fiera del libro, a conclusione dell’evento, sottolinea la presenza di oltre 50 mila presenze, di più di 400 espositori, di 60 mila titoli, di 280 appuntamenti in fiera, di 74 eventi dedicati ai ragazzi e di 140 iniziative in 50 luoghi della città. E continua rimarcando come “nonostante la crisi, l’incertezza, i tagli, la piccola editoria resiste. E va in controtendenza: perché se durante l’anno la gente va meno in libreria e i lettori calano, Più libri più liberi si conferma un’oasi capace di invertire la tendenza”.
Il Presidente del Gruppo Piccoli Editori dell’AIE, Enrico Iacometti si sbilancia ancor di più: “In un momento di crisi come questo la Fiera ha dimostrato e confermato quanto sia importante il ruolo e il lavoro delle piccole e medie aziende editoriali, presidi per la salvaguardia della pluralità delle idee”. Sta di fatto che, girando tra i vari stand, si poteva tranquillamente notare la presenza di molti espositori istituzionali e di associazioni culturali e l’assenza, rispetto all’anno precedente, di alcuni veri editori come Rubbettino e Bevivino, solo per fare alcuni esempi.
Crolli di vendite
E, se andiamo al di là delle dichiarazioni ufficiali di circostanza, ci si rende immediatamente conto che l’editoria italiana è in profonda crisi strutturale e che l’intero settore librario affronta crolli di vendite e carenza di proposta culturale. Proprio durante la Fiera sono stati forniti alcuni dati Nielsen che raccontano di un calo del mercato che resta pesante, -7,5%, ma che, tuttavia, segna un timido recupero rispetto al -11% dello scorso mese di marzo. “Gli ultimi dati – ha affermato il Presidente dell’AIE Marco Polillo – per fortuna sono leggermente migliori rispetto a quelli davvero cattivi che abbiamo ricevuto nei mesi scorsi. E tra questi dati migliorativi c’è anche una cosa abbastanza curiosa, e cioè che nelle perdite dell’anno la piccola editoria riesce a contenerle. C’è un leggero miglioramento rispetto a quella che è la caduta del mercato dei grandi editori”.
L’editore in Italia, un mestiere rischioso
Nonostante la Fiera del libro rappresenti un’oasi e si notino alcuni lievi miglioramenti sul fronte vendite, continua la picchiata dell’editoria nazionale. Fare l’editore in Italia è un mestiere rischioso, in primo luogo perché egli crede nel prodotto che realizza ritenendo che i suoi libri, attraverso il circuito delle librerie e della grande distribuzione, possano avere l’attenzione del pubblico e della critica. Ma, in secondo luogo, fa anche i conti con un mercato editoriale molto ristretto in quanto a lettori e deve scontare, ogni giorno, sia la concorrenza dei grandi gruppi che degli altri editori ma, anche e soprattutto, tutti i costi economici riferiti a quest’attività nonché gli eccessivi aggravi fiscali che appesantiscono la sua impresa editoriale.
Il Manifesto dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti
Da questo punto di vista, è significativo il Manifesto dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti che raccoglie settantasei editori indipendenti e che era possibile trovare gratuitamente in Fiera. Un vero e proprio manifesto che giustamente mette l’accento sulla particolarità culturale di un paese come l’Italia che considera la cultura un “bene improduttivo” e che rimarca come, soprattutto nell’ultimi vent’anni, vi siano state delle logiche “della dismissione di cui gli investimenti culturali sono stati il fiore all’occhiello. Via le biblioteche, via i fondi per la lirica, via la scuola pubblica, via le compagnie teatrali, via i ricercatori dalle università. Un ventennio che ha coronato la continuità di un paese che per quote del bilancio statale in investimenti culturali si colloca da sempre tra quelli del Terzo mondo. Da sempre. Noi piccoli editori viviamo e lavoriamo tra queste macerie”.
La parola agli espositori
E allora siamo andati ad ascoltare la viva voce degli espositori presenti alla Fiera del libro cercando di capire come stanno affrontando questo durissimo momento economico, quali scelte hanno fatto per restare a galla affrontando, al tempo stesso, le nuove sfide del mercato digitale.
Interlinea
Roberto Cicala, editore di Interlinea, sottolinea che “la crisi economica morde e non possiamo nasconderlo. Le librerie stanno progressivamente chiudendo e i lettori, che in Italia son sempre stati pochi, comprano meno. La piccola editoria deve però tener duro e noi cerchiamo di sfruttare i nostri punti di forza ossia la saggistica letteraria, la poesia e la nostra collana Nativitas dedicata al Natale. Su questa edizione della Fiera, posso dire che, comunque, è un appuntamento importante da non mancare assolutamente. Certo, si sarebbe potuto fare qualcosa in più per promuovere meglio gli spazi e pubblicizzare i vari eventi”.
Ibis edizioni
Sulla stessa linea d’onda Roberto Casimiro Veronesi (in foto), direttore commerciale di Ibis edizioni: “La Fiera sta andando bene rispetto all’anno scorso. Ci sono certamente tante difficoltà legate sia alla minor affluenza di pubblico e sia alle diminuite possibilità di spesa da parte del pubblico ma, con sconti e offerte, riusciamo a restare a galla. Quest’anno abbiamo prodotto poche novità cercando di contenere i costi e di limitare le spese ma senza perdere la qualità letteraria dei libri pubblicati e senza snaturare la nostra linea editoriale. E, nonostante questi anni di crisi, stiamo crescendo. Non siamo ancora partiti con la digitalizzazione del nostro catalogo e in questo pecchiamo un po’ ma contiamo di organizzarci presto in quanto il mercato elettronico diventerà sempre più importante nel futuro”.
Iberporea
Per Cristina Gerosa, ufficio stampa di Iperborea, “la Fiera di Roma costituisce da sempre un appuntamento fondamentale perché possiamo incontrare la nostra comunità di lettori. L’edizione di quest’anno sta andando complessivamente bene malgrado la poca affluenza dei primi due giorni. La crisi economica tocca tutti quanti e, per reagire al meglio, Iperborea può contare su una community consolidata di lettori mentre stiamo rafforzando i rapporti con le librerie indipendenti. Per promuovere i nostri libri non trascuriamo i nuovi canali informativi come Twitter e Facebook. Inoltre, tra le nostre attività, c’è anche l’organizzazione di corsi di lingua. Stiamo infine apprestando la digitalizzazione dei nostri titoli in formato elettronico in modo da farci trovare pronti nel momento in cui il mercato degli e-book prenderà piede anche in Italia”.
Leone editore
Danilo Manzoni, redattore di Leone editore, ci dice che “la Fiera sta andando positivamente specie sotto il profilo delle vendite. Stiamo cercando di puntare sui titoli che ci sembrano più forti ossia i thriller e i romanzi storici e, a tale scopo, abbiamo aumentato la produzione editoriale anche se sappiamo che il mercato non riuscirà ad assorbirla completamente. Per quanto riguarda il mercato degli e-book, stiamo iniziando ad attrezzarci perché è diventata un’esigenza servire anche i lettori che prediligono questo modo di leggere”.
Edizioni Estemporanee
Particolarmente critico è invece Luca Burei (in foto), editore di Edizioni Estemporanee: “Vedo una Fiera stanca e bisognosa di rinnovarsi. Già l’anno scorso era venuti i primi segnali in questo senso e l’edizione di quest’anno è al di sotto delle aspettative. Si notano cali di vendite e minor afflusso di persone. Le problematiche principali sono legate all’inadeguata promozione dell’evento e dall’inesistente pubblicizzazione del libro in quanto tale. C’è da dire che, probabilmente, è finito anche il periodo storico in cui si considerava il libro come un valore aggiunto e ora si tratterebbe di favorire al meglio sia gli editori che i lettori con offerte diverse ed innovative. Edizioni estemporanee cerca di resistere alla crisi rilanciando in maniera identitaria e cioè pubblicando dei libri consoni alle sue scelte editoriali. In particolare, sulla ‘cultura del gusto’ e sulla musica classica in quanto sono tematiche che attraggono da sole il relativo pubblico. Sul tema e-book siamo stati degli antesignani. Nel 2009 abbiamo prodotto un’app per i-phone quando ancora non esisteva alcun mercato. Chiaramente ci siamo continuati a muovere in questo settore partendo dal fatto che un libro digitale consente di fare più cose rispetto alla versione cartacea (mettere interviste, sentire il rumore del tappo della bottiglia di champagne che salta ecc…)”.
Infinito
D’accordo con Luca Burei si dichiara anche Luca Leone, editore di Infinito: “Sto osservando un’edizione della Fiera particolarmente deludente. È un’evento che sta faticando a rinnovarsi perdendo così sia pubblico che interesse. Probabilmente non si sta facendo tutto il necessario per venire incontro alle esigenze degli editori e del pubblico.È una Fiera che andrebbe ripensata totalmente. Quello che prevale è un senso di già visto e di già vissuto. Il bilancio è largamente negativo sia per le vendite che per le presenze. Anche organizzativamente e pubblicitariamente si notano molte carenze. Come marchio editoriale cerchiamo di resistere alla crisi puntando sulla qualità delle nostre pubblicazioni e di rispettare la nostra linea editoriale opponendoci, al contempo, alla tentazione dell’editoria a pagamento. Pertanto, cerchiamo di rinnovarci in continuazione partendo comunque dal fatto che i piccoli editori non riescono a investire alcun capitale nell’innovazione e nella ricerca in quanto gravati da troppi costi di gestione e da un’eccessiva fiscalità. Ci siamo avviati anche noi sul mercato degli e-book ritenendo che, tra mercato digitale e settore cartaceo, deve esserci un equilibrio. Ci stiamo, pertanto, attrezzando in vista degli sviluppi del mercato digitale in Italia che, al momento, soffre ancora di enormi carenze”.
Laruffa editore
In controtendenza, invece Roberto Laruffa, editore dell’omonimo marchio: “Non ho visto una continuità in negativo sia d’interesse che di pubblico per questa Fiera di Roma. Anzi, ci sono dei timidi segnali positivi che dobbiamo cogliere e incoraggiare. Per noi la situazione è abbastanza stazionaria avendo un pubblico, in maggioranza formato da calabresi, particolarmente affezionato ai nostri libri. Per cui il senso di venire a Roma nel mese di dicembre è di presentare le nostre pubblicazioni sapendo che nella Capitale c’è una fortissima presenza di calabresi. Ma la nostra specificità editoriale non ci ghettizza in un ambito regionalistico bensì cerchiamo di valorizzarlo al meglio in un’ottica nazionale. Da questo punto di vista, la caratteristica migliore per restare a galla è ottimizzare i costi di gestione dell’azienda per cui cerchiamo di stare attenti a non sprecare nulla in tutti i passaggi produttivi. Quest’anno abbiamo ridotto la produzione di libri e cerchiamo di valorizzare il nostro catalogo puntando, al tempo stesso, di presentare libri di riconoscibile qualità. Anche sul digitale ci siamo già mossi pubblicando in formato elettronico diversi titoli in catalogo sia in e-pub che in pdf. Essendo un mercato in crescita seguiamo con interesse le sue evoluzioni”.
Odoya e Meridiano Zero
Infine Marco de Simoni, direttore editoriale di Odoya e Meridiano Zero, fa il punto per quanto riguarda la situazione delle due case editrici: “Il nostro bilancio riguardo quest’edizione della Fiera è decisamente positivo malgrado un calo di presenza di pubblico. Siamo soddisfatti in termini di vendite e di rispondenza dei lettori e abbiamo registrato un complessivo aumento. Odoya e Meridiano Zero cercano di rilanciare in continuazione sul mercato puntando, con il primo marchio, sulla saggistica divulgativa e, nel secondo caso, sulla letteratura raffinata e di qualità. Cerchiamo in questa maniera di restare a galla sapendo che è un periodo di forte crisi. Riguardo gli e-book inizieremo il prossimo anno a digitalizzare alcuni titoli del nostro catalogo in formato e-pub studiando al meglio gli sviluppi del mercato elettronico”.