Viaggiando in una metropolitana affollata o nell’attesa del proprio turno in un ufficio pubblico, capita sempre più spesso vedere persone con un I-Pad, un I-Phone o un E-Reader tra le mani. E non è strano osservare come molte persone “leggono” un libro su questi dispositivi, un qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa. In verità, nulla di sorprendente in quanto negli ultimi anni, anche nel nostro Paese in linea con quanto sta già accadendo da diverso tempo in altri paesi del mondo, si è creato e si sta sviluppando il mercato dell’editoria digitale.
Con tutte le conseguenze che una novità del genere comporta come, solo per fare alcuni banali esempi, riuscire a definire tutti i requisiti che deve possedere un e-book, le varie problematiche riguardanti i differenti formati di un libro elettronico, le implicazioni riguardanti lo spinoso tema dei diritti d’autore e via dicendo. Per incominciare a gettare una luce e a fare un po’ di chiarezza su quello che potrebbe essere il futuro del libro e delle sue modalità di lettura, Daily Green ha intervistato Marco Croella (in foto), Managing Director di Simplicissimus Book Farm.
Editoria digitale, lo stato dell’arte in Italia
Marco, vogliamo fare un breve punto sullo stato attuale del mercato dell’editoria digitale italiana?
Il punto sull’editoria digitale è presto fatto. Si tratta di un mercato che qui in Italia, per quanto riguarda gli e-book, è nato sostanzialmente nel maggio 2010, quindi meno di tre anni fa e che per ora è ancora una percentuale piccola, di pochi punti percentuali, del mercato cartaceo. Ma, come spesso accade quando parliamo di piccoli numeri, è un mercato che, nel giro di poco più di due anni, sta crescendo al ritmo delle due cifre. A oggi gli editori che pubblicano in digitale sono circa 900, con un catalogo complessivo nell’ordine dei 45.000 titoli, moltissimi dei quali sono nuove uscite, più o meno in contemporanea con il proprio corrispettivo cartaceo. Dalla fine del 2011, poi, sono arrivati a vendere e-book in Italia anche tutti i colossi del retail: Amazon, Apple, Google, Kobo, che hanno dato un deciso impulso sia alle vendite e sia alla fiducia degli editori nell’investire per produrre più titoli da immettere nel mercato editoriale.
E tutto questo senza parlare di un altro settore estremamente interessante che è quello delle riviste periodiche, il quale benché come settore sia partito ben prima del 2010 (si pensi alle riviste disponibili in pdf già da molti anni), sta vivendo oggi una sorta di nuovo anno zero con la ricerca di soluzioni e prodotti innovativi per mettere a reddito i propri contenuti in ambito digitale.
Secondo te l’avvento dell’editoria digitale può essere una scelta eco-compatibile?
È sempre molto difficile e delicato sostenere l’eco-compatibilità di una scelta perché sono moltissime le componenti da tenere in considerazione. Per esempio, parlando di editoria digitale, una domanda ricorrente e sostanzialmente aperta è la seguente: “Qual è l’impatto ambientale della produzione del dispositivo elettronico che usi per leggere?” Premesso questo, mi pare evidente che, per quanto riguarda i contenuti, è incomparabilmente più efficiente, a livello ambientale, la produzione e lo spostamento di decine di miliardi di bit piuttosto che di decine di migliaia di copie cartacee.
Come vedi il rapporto tra mercato cartaceo tradizionale ed editoria digitale specie alla luce dei prossimi e inevitabili sviluppi in campo scolastico e universitario?
Il settore scolastico e accademico è di sicuro il settore più in fermento in questo periodo. Solo un paio di settimane fa noi di Simplicissimus abbiamo organizzato un Ebookcamp, una sorta di conferenza aperta a tutti gli interventi dedicata proprio al mondo della scuola. Il mio punto di vista è lo stesso adottato al momento del lancio degli e-book. Da questo punto di vista, ho forte difficoltà a vivere la crescita del digitale come un conflitto rispetto al cartaceo e quindi evito di farlo. Mi sento invece molto più a mio agio con il lavorare sui punti di forza che i nuovi strumenti possono mostrare in modo da avere delle possibilità in più di lettura e non in meno.
E quindi il mio suggerimento è quello di sospendere il giudizio sul possibile conflitto e immaginare, al contrario, quello che possiamo fare in più e di meglio con strumenti più moderni. Poi quello che accadrà, se convivenza più o meno spinta o marginalizzazione più o meno totale, sarà solo una conseguenza che nessuna discussione ex ante potrà comunque modificare.
Foto dell’intervistato tratta da www.simplicissimus.it