Ikea? E’ entrata nel mirino delle associazioni dei consumatori di tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti.
“La maggior parte degli americani – scrive il Washington Post – non sceglierebbe di mangiare un hamburger fatto di carne tritata di origine non nota e che potrebbe includere, per esempio, carne di scimmia o di leone di montagna.
Ma dormitori, case comuni e salotti rispettabili in tutto il paese sono arredati con il legno a base degli equivalenti della carne dall’origine non nota: cassettoni, scrivanie, tavoli e armadi economici realizzati con pezzetti di legno di origine indeterminata e potenzialmente preoccupante”.
Il legno truciolato nel mirino
Il truciolato potrebbe non essere irritante fisicamente ma l’origine del suo contenuto è difficile da rintracciare, così il materiale di una cassettiera Ikea non farà ammalare i consumatori, ma, in questo momento, non c’è modo di sapere se quella cassettiera o quella fragile libreria contiene legno proveniente da una vecchia piantagione o da legname acquistato illegalmente: in altre parole, non è possibile sapere se il prodotto è coinvolto nella deforestazione, nel cambiamento climatico o, persino, nel contrabbando di droga.
Il Congresso americano, dunque, è in procinto, inoltre – riferisce sempre il Washington Post – di rendere ancora meno probabile che Ikea e altre società simili forniscano tali informazioni. Nel 2008, i legislatori hanno messo in atto nuove misure che per fare in modo che i rivenditori debbano rivelare l’origine del legno dei loro prodotti. Ancor prima che la nuova legge fosse approvata, Ikea e altre aziende simili la stavano già combattendo. Il governo ha provveduto a concedergli un periodo di grazia in cui non era necessario fornire dettagli sulla composizione dei materiali come il truciolato. Ora, i leader della Camera dei Deputati in America stanno spingendo per far passare un disegno di legge che potrebbe consentire ad aziende come Ikea di continuare a nascondere la provenienza di gran parte del legno che utilizzano.
La lacey Act, la legge a rischio
La Lacey Act, la legge che è a rischio, passata al Congresso nel 1900, quando i cacciatori stavano portando all’estinzione il piccione viaggiatore. Questa è una delle leggi più antiche per la conservazione del paese. L’atto voleva limitare il bracconaggio e la vendita interstatale di fauna selvatica illegalmente uccisa. Nel corso del secolo successivo, il Congresso ampliò la legge per includere anfibi, molluschi, crostacei, rettili e piante autoctone.
L’ultima serie di emendamenti – quelli ora in esame – si sta focalizzando sulla fornitura di legno ottenuta illegalmente, non solo negli Stati Uniti ma anche all’estero. Ai sensi della legge così com’è adesso, è illegale importare vegetali o prodotti vegetali che sono stati raccolti in violazione delle leggi straniere con lo scopo di proteggere piante e foreste. Questo è il caso in cui c’è stata l’applicazione più rigida fino a questo momento. E chiunque importa un prodotto vegetale – ossia, qualsiasi cosa realizzata in legno – deve dichiarare alla dogana il tipo di piante utilizzate per realizzare il prodotto e il paese di provenienza.
Rispetto alle aziende come Wal-Mart e Target, Ikea è stata leader nell’approvvigionamento responsabile del legno, ma anche prima dell’approvazione del Congresso degli emendamenti nel 2008, Ikea stava combattendo questa legge per limitarne la portata. I rappresentanti della società hanno sostenuto che i legislatori stavano chiedendo ad Ikea e ad altre aziende simili di fornire troppe informazioni e che, per rispettare la legge i costi sarebbero incrementati, così come i prezzi che avrebbero dovuto far pagare ai loro clienti. “Il costo di quasi tutti i prodotti finiti in legno schizzerebbe alle stelle,” ha avvertito Christopher Smith, un “compliance specialist” di Ikea.
In particolare, Ikea era preoccupata della condivisione di informazioni riguardo l’origine del legno usato per i suoi prodotti realizzati con i cosiddetti “materiali compositi”. Un termine generale che indica i truciolati, i prodotti in fibra e altri prodotti a base di segatura e scarti di legno. I “materiali compositi” sono una delle ragioni del basso costo dei mobili Ikea. Questo è anche il motivo per cui anche lo studente più mingherlino riesce a sollevare una libreria Ikea alta 2 metri con una mano. Nell’esercizio del 2011, quasi tre quinti del legno usato da Ikea è stato utilizzato per pannelli di compensato al posto del legno massiccio.
La difesa di Ikea
Ikea sostiene che è quasi impossibile rintracciare da dove proviene il legno che contribuisce alla realizzazione di questi prodotti. Se un prodotto avesse una “fornitura chiara e precisa” – in cui ogni materiale provenisse da un solo fornitore, e ogni sub-fornitore avesse un solo altro sub-fornitore – un pezzo di arredamento relativamente elementare, come il comò MALM, potrebbe contenere 26 diverse specie di legno provenienti da 18 paesi, sostiene l’azienda.
Ma è più probabile, però, che l’approviggionamento non avvenga in via legale. In base a quanto afferma Ikea, i fornitori spesso si approvvigionano da 3-4 sub-fornitori. Ogni sub-fornitore potrebbe approvvigionarsi a sua volta da altri stabilimenti. Ogni stabilimento lavora con molte altre segherie – cinque o più. Le segherie comprano il legname da decine di compagnie del legname. Alla fine, un semplice pezzo di mobilio potrebbe richiedere circa 800 produttori diversi.
Poiché il monitoraggio della provenienza del legno attraverso queste catene di produzione è così complicato, i rivenditori non dovrebbero essere tenuti a dichiarare la provenienza di quel legno fino a quando “non è fattibile, pratico ed efficace raccogliere tali informazioni,” ha detto Laurie Everill di Ikea. “Tuttavia, vorremmo sottolineare che ciò non dovrebbe in alcun modo ridurre la responsabilità dell’importatore di eseguire con la massima diligenza gli approvvigionamenti”, ha aggiunto. In altre parole, tenere traccia dell’approvvigionamento del legno è complicato, ma i consumatori devono fidarsi di Ikea e di altre aziende simili, ed essere sicuri che queste aziende utilizzano legno proveniente da forniture autorizzate.
Questo discorso potrebbe essere più convincente se il disboscamento illegale non fosse così diffuso e diabolicamente difficile da sradicare. Ikea ha promesso, sin nel 1991, di utilizzare solo legno tropicale responsabilmente cresciuto e, dal 2000, di richiedere ai fornitori una serie di requisiti minimi per il legno massiccio, impiallacciato, e compensato. Vale a dire no al legno raccolto illegalmente, no al legno proveniente da aree forestali protette.
Eppure un’indagine dello stesso Washington Post, pubblicata nel 2007, indicò specificamente Ikea per i suoi legami con il disboscamento illegale nei pressi del confine con la Cina-Russia. “Non hanno mai mandato il personale per supervisionare l’acquisto … fondamentalmente ci hanno fatto scegliere il legno che volevamo”, ha detto un fornitore al Post. L’Ikea stessa ammette che “il nostro rifornimento globale di legno proviene anche da regioni che hanno problemi di disboscamento illegale e di altre pratiche forestali non sostenibili. In certe aree con una catena distributiva complessa i nostri fornitori lottano con la scarsa disponibilità di legno certificato e tracciabile. ”
Anche le pratiche di deforestazione che si adattano ai requisiti di Ikea possono essere sgradevoli. Una recente indagine del gruppo ambientalista “Protect the Forest” ha associato Ikea alla deforestazione di boschi vecchissimi nella Carelia, una regione del nord-ovest della Russia dove le foreste hanno un altissimo valore. La deforestazione effettuata lì dalla società non viola, però, la legge Russa. “Ma questo dice di più sulle mancanze nella legislazione forestale Russa di quanto non faccia sulle ambizioni della silvicoltura di Ikea”, dice Linda Nordström Ellegaard, membro del gruppo “Protect the Forest”.
Ikea traccia le catene di fornitura per i prodotti in legno solo internamente. Grist ha chiesto alla società come potrebbe essere un sistema per monitorare in modo “fattibile, pratico ed efficace” il legno per i materiali compositi e come si differenzierebbe dal sistema di monitoraggio interno della società, ma Ikea ha preferito non rispondere a queste domande.
Se l’azienda riesce ad ottenere quello che vuole non dovrà più rispondere a domande sulla composizione di molti dei suoi prodotti in legno nel prossimo futuro. All’inizio di giugno, una commissione della Camera ha approvato una legge che eliminerebbe gli obblighi di comunicazione per i materiali compositi dalla Lacey Act. Il leader di maggioranza della Camera Eric Cantor ha promesso un voto sul provvedimento nel mese di luglio. Brontolii di insoddisfazione al Senato fanno preoccupare anche i sostenitori del Lacey Act. “Anche se non mangeremo carne con provenienza sconosciuta – conclude il Washington Post – c’è una buona probabilità che per mangiare utilizzeremo tavoli realizzati con legni di provenienza sconosciuta ancora per molto tempo a venire”.