Michele Cucuzza, giornalista, conduttore radio-televisivo e scrittore. Prima di addentrarci più da vicino sull’ultimo libro di Michele Cucuzza, “Il male curabile”, edito da Rizzoli, abbiamo interrogato Michele sul suo lato “green”.
Quanto è “green” Michele Cucuzza?
Non so fino a che punto lo sono. Di certo nella vita di tutti i giorni cerco di stare attento all’alimentazione. Seguo una dieta mediterranea e acquisto prodotti a km zero. Ho definitivamente abbandonato l’auto e come tutti i romani per girare in città uso il motorino, tempo permettendo. Come giornalista cerco di dare il mio contributo, a “Radio2days” affrontiamo argomenti legati ai temi ambientali: l’Ilva, il clima, le scelte che si dovrebbero o che non si dovrebbero fare. Raccontiamo la ricchezza e la bellezza della nostra natura. Nella vita privata ne parlo con le figlie. A volte come si dice a Roma faccio degli “sgari”, poi cerco di rimediare. Viaggio il più possibile in treno. L’aereo serve solo per le lunghe distanze o per raggiungere luoghi poco serviti dalle ferrovie. Il treno inquina meno ed è comodo. Il mio ultimo libro l’ho promosso attraversando su e giù l’Italia in treno.
A “Radio2days” quindi affrontate anche tematiche legate all’ambiente?
Sì, anche. Nella trasmissione radio di oggi (sabato 1 novembre, ndr), parleremo della qualità della vita nelle nostre città seguendo la traccia di una statistica del Sole 24 Ore. La qualità della vita di una città si misura attraverso l’ambiente, uno degli indicatori primari. Con gli ascoltatori interagiamo attraverso sms, un bip e ci dicono perché la loro città è più o meno vivibile di un’altra. Penso sia una cosa bella sentir il nome della tua città. L’inchiesta del Sole dice che per qualità della vita la prima città italiana è Bolzano, l’ultima Taranto. Più in generale i dati ci confermano che la vita è sempre più difficile al sud.
E’ importante richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questi temi?
Indispensabile. Parlare di ambiente, prestarvi maggiore attenzione è necessario. Basta guardare al clima. Inquinamento, surriscaldamento globale, effetto serra, etc. Il clima, per usare una parola giusta, mi turba. Mio nonno diceva che pioveva, ora quando piove si scatena un tornado. Gli elementi sembrano impazziti, si inseguono troppo in fretta. Un attimo prima è il diluvio, l’attimo successivo ci scalda il sole. Inquietante, preoccupante, qualcosa non funziona. Una volta non era così, la pioggia era bella, divertente e scandiva il tempo. Da piccolino la guardavo la pioggia, dalla finestra, le gocce battevano sul vetro, era tutto così romantico. Ora è pericoloso. Forse dobbiamo rassegnarci. Oggi mi ha colto d’improvviso un tremendo acquazzone, ero in motorino, mi sono fermato in un bar e ho mi sono messo a scrivere, dieci minuti ed è tornato il sole.
Michele, sei ancora impegnato nella presentazione del tuo ultimo libro, “Il male curabile”?
Sì, è uscito lo scorso aprile, ho ancora due appuntamenti, uno a Napoli e uno a Bari. Non è un libro semplice ma spero diventi un libro importante. E’ la storia di un italiano, Mauro Ferrari, un matematico che a Houston, in Texas, sta rivoluzionando la lotta al tumore. Una storia eccezionale e poetica che non ha nulla di fantastico, la storia di un uomo che prima di vedere la giovane moglie uccisa dal cancro si occupava di nanotecnologie. Un uomo che ha saputo trasformare un grande dolore in una grande forza e che poi ha deciso di dedicare la vita alla lotta al cancro.
Il titolo dà speranza…
Il titolo è stato scelto appositamente, senza però facilonerie, o scorciatoie da santoni. Parliamo di ricerca, seria e costosa. Il lavoro del professor Ferrari fa capire quanto sia necessaria. Senza ricerca non c’è innovazione. Affrontiamo un versante duro, il cancro concentrato in metastasi. Oggi esistono cure, farmaci non più tossici, ma raggiungere tutte le zone delle metastasi è ancora molto difficile. La prevenzione e l’intervento tempestivo restano fondamentali. Ma quando il male è in uno stadio avanzato nel 99,9% dei casi la risposta è sempre la stessa. Ferrari s’è fatto un’idea diversa. Attraverso l’applicazione delle nanotecnologie con dei minuscoli “veicoli spaziali” si possono raggiungere le zone interessate e aggredire solo le cellule tumorali evitando di disperdere sostanze tossiche nell’organismo, rischiando così di danneggiare organi sani. Questa malattia può diventare un male curabile, la speranza è questa. Con coraggio e senza spaventare nessuno abbiamo raccontato questa speranza.
L’incontro con il professor Ferrari è avvenuto a Houston? Perché la scelta di scrivere questo libro?
Ho trascorso quindici giorni nel suo centro, il Methodist Hospital Research Institute, seguendo i lavori del professore e della sua équipe: cento ricercatori impegnati esclusivamente nella lotta al cancro. Ma in realtà l’incontro è avvenuto in Italia, sul Lago di Como in uno dei seminari Ambrosetti. L’intervento di Ferrari mi affascinò. Quando mi chiese di aiutarlo a diffondere il suo lavoro di ricerca, accettai subito pur non sapendo nulla di nanotecnologie, e figuriamoci di nanomedicina. Sai com’è, sono un giornalista, un tipo molto curioso.
A che punto è la ricerca del professor Ferrari, Michele?
I risultati sono buoni. Per passare alla fase di sperimentazione sono in attesa dell’autorizzazione dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. Mi piacerebbe, un giorno, poter scrivere “Il male curabile 2”. La speranza è che sugli scaffali delle farmacie si possa trovare un farmaco che sconfigga il grande male. Vorrei che diventasse concreta la possibilità che il tumore diventi una malattia cronica, curabile come il diabete.
Il tuo libro è una dimostrazione che gli Stati Uniti investono molto sulla ricerca.
E in Italia, invece, c’è un futuro per la ricerca?
Viviamo un periodo difficile. Dobbiamo ridimensionarci, l’Italia è il Paese degli sprechi e delle inefficienze, dell’esclusione delle eccellenze. E noi ne abbiamo molte, soprattutto nel campo medico. Mauro Ferrari, è un ricercatore molto stimato, a Milano collabora con il professor Veronesi. Girando l’Italia ho visitato centri di prim’ordine. A Milano, a Torino ma anche a Rimini, dove esiste un centro di Oncologia d’avanguardia. Abbiamo fatto passi in avanti concreti nella cura dei tumori. Dobbiamo investire nella ricerca, senza ricerca non c’è conoscenza: “Fatti non foste a viver come bruti”. Lo stallo economico, la crisi profonda non deve ledere le regole dello stato sociale. Scuola e sanità devono restare accessibili a tutti, non solo a chi può permetterselo. Dobbiamo stare attenti. La crisi può rivelarsi un vantaggio se sapremo combattere gli sprechi colpendo i settori dove le cose non funzionano. Il buon senso e l’esperienza ci aiuteranno. Ho incontrato tanta gente nel mio viaggio: oncologi, primari, ricercatori, malati e quell’umanità che con coraggio ogni giorno dichiara guerra al cancro. E tutti concordano su un punto: le questioni serie non si toccano.
Ringraziamo Michele Cucuzza per la sua gentilezza e ricordiamo a tutti i lettori de “Il male curabile” che una parte dei proventi dell’autore sarà devoluta all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.