La sicurezza ambientale, alimentare e territoriale è un presupposto indispensabile per la crescita di un Paese, ma in Italia si fa ancora troppo poco in questi settori, tanto è vero che in questo momento ci sono 547 ospedali e 6251 scuole a rischio idrogeologico.
574 ospedali e 6251 scuole a rischio idrogeologico
A lanciare l’allarme è Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari (Anbi), intervenuto oggi alla presentazione di un Piano per la riduzione del rischio idrogeologico voluto proprio dall’Anbi.
Si tratta di un aggiornamento del vecchio Piano presentato nel 2010, già limato nel 2011 e poi nel 2012.
“Nonostante la diffusione della proposta – dice Gargano – non c’è stata la necessaria considerazione per i provvedimenti attuativi”.
I numeri sono allarmanti: oltre 6500 Comuni italiani vivono in pericolo per il dissesto idrogeologico, 6 milioni abitano in un territorio ad alto rischio idrogeologico, 22 milioni in zone a medio rischio. Circa un milione e 200 mila edifici sono a rischio di frane e alluvioni, ospedali e scuole non fanno eccezione.
La maglia nera tra gli ospedali va all’Emilia Romagna, con 103 strutture a rischio, poi Lombardia 72, Piemonte 61, Campania 56.
Le scuole sono a rischio specialmente in Campania (1017 istituti), poi in Emilia Romagna (827), Lombardia (647), Piemonte (608). “La fragilità del territorio – prosegue Gargano – è causata anche dalla forte urbanizzazione, e da noi la densità di popolazione è più alta di Francia o Spagna.
Per questo vanno trovate azioni organiche di mantenimento volte a garantire l’adeguamento delle reti di deflusso idraulico”. Meno emergenza quindi, più prevenzione.
L’Anbi auspica anche un ritorno forte dell’irrigazione, ritenuta “esigenza strutturale dell’Italia” dal momento che circa l’87% della produzione agricola nostrana dipende dall’irrigazione. “Bisogna quindi arrivare – aggiunge Gargano – al completamento del Piano irriguo nazionale attraverso un finanziamento pluriennale, anche attraverso il sistema dei mutui quindicennali”.
Per proseguire negli interventi nel settore idroelettrico, inoltre, occorrono più risorse. “Una prima tranche di 100 milioni – conclude Gargano – potrebbe essere sufficiente”.