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Lennie Tristano, un profeta del cool jazz

Il 18 novembre 1978 muore a Queens, New York, il pianista Lennie Tristano. Nato in una famiglia di immigrati italiani, originari di Aversa, il suo vero nome è Leonard Joseph Tristano.

La perdita della vista

Nato il 19 marzo 1919 a Chicago, nell’Illinois con gravi problemi agli occhi causati da una forma d’influenza epidemica contratta dalla madre durante la gravidanza, a nove anni Lennie Tristano perde la vista. Iscritto a una scuola per ragazzi con disabilità riceve una buona istruzione musicale e impara a suonare una mezza dozzina di strumenti. Il suo insegnante, impressionato dalle eccezionali disposizioni dell’allievo, lo accompagna di persona all’American Conservatory di Chicago e lo iscrive al corso di composizione. Tristano si diploma nel 1941. Nonostante la formazione si orienta verso il jazz. Durante il suo primo ingaggio professionale, al Winkin’ Pup di Chicago, suona spesso il sax tenore e il clarinetto. Le idee e lo stile di Tristano maturano negli anni della Seconda Guerra Mondiale. La sua tecnica strumentale è straordinaria. In lui prende forma un’interpretazione bianca della fondamentale svolta moderna che numerosi musicisti neri, in primo luogo Charlie Parker, stanno imprimendo al jazz in quegli stessi anni. Nelle istanze geniali ma talvolta istintive e disordinate del be bop, egli porta ordine e cultura e, a tratti, una marcata influenza europea.

Detesta lavorare a comando

L’esordio discografico di Tristano avviene fra il 1945 e il 1946 ma è solo nel 1949, con una serie di brani incisi per la Capitol, che il pianista-compositore si fa conoscere al mondo. Per il momento storico in cui ciò avviene, oltre che per i caratteri della sua musica, si parla subito di lui come di uno dei profeti del cool jazz, quasi in contrapposizione a Parker: un’etichetta, questa, che Tristano rifiuterà sempre con la massima fermezza. Nel 1951 fonda un’etichetta propria, la Jazz Records, limitandosi però alla registrazione di due soli titoli. Nel 1955 la Atlantic lo invita a registrare un long playing e riesce a realizzarlo con nastri incisi ed elaborati dallo stesso Tristano. Detesta lavorare a comando e negli anni successivi riduce progressivamente la sua attività tanto che alla fine degli anni Sessanta non suona praticamente più in pubblico, se si esclude qualche rara apparizione in pubblico per presentare nuovi allievi e un concerto isolato nel 1969 a Leeds, in Inghilterra, che rimane l’ultimo della sua vita. Continua a insegnare nella sua casa di Queens, a mezz’ora dal centro di New York, ma la sua salute peggiora costantemente, al punto che chi riesce ad avvicinarlo, negli ultimi anni, ha l’impressione che il maestro riesca a suonare il pianoforte solo quel tanto che gli serve per insegnare.

 

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