Home C'era una volta Casaroli, dalla X Mas alle rapine

Casaroli, dalla X Mas alle rapine

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Il 4 luglio 1952 inizia il processo contro Paolo Casaroli, leader di una banda di rapinatori che ha fatto scalpore nell’Italia del dopoguerra. Tutto inizia a partire dal mese di ottobre 1950 quando dieci persone terrorizzano l’Italia con rapine a mano armata e sparatorie da film. Adottano tecniche simili a quelle dei gangsters d’oltreoceano con automobili, armi da fuoco e grande rapidità.

Gangster di celluloide

La stampa ribattezza la banda “gangster di celluloide”. Il capo si chiama Paolo Casaroli. Martedì 3 ottobre 1950 mettono a segno il primo colpo assaltando la succursale di Binasco della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde. Dopo aver legato il direttore e i due impiegati si impadroniscono di una cifra che si aggira intorno alle seicentomila lire. Sei giorni dopo, lunedì 9 ottobre rapinano la succursale del Banco di Roma di Ca’ de Pitta alla periferia di Genova. Spianate le armi contro impiegati e clienti svuotano la cassaforte e portano via circa cinque milioni di lire cui aggiungono un milione sottratto a un cliente. Per la terza rapina della loro storia scelgono Torino. È il 23 novembre, un giovedì, quando la banda prende d’assalto l’agenzia n. 8 della Cassa di Risparmio di Torino, in via Stradella. Il bottino è di novecentomila lire, ma né Casaroli né i suoi uomini si accorgono che in un altra cassa sono custoditi alcuni milioni. Venerdì 15 dicembre puntano all’agenzia n. 3 del Banco di Sicilia di Roma, in via Trastevere. Questa volta non tutto va liscio. Alcuni impiegati resistono. Ne nasce uno scontro a fuoco con varie vittime che segna l’inizio della fine.

Una guerra contro le banche

La loro cattura è in linea con la fama da gangster cinematografici. Come in un film che si rispetti avviene con dispendio di fuoco e notevole spargimento di sangue. La questura di Bologna riesce a risalire a Casaroli, partendo dalla Fiat 1400, l’auto usata per la rapina di Roma. Scoprono che potrebbe essere stata noleggiata a Bologna ma non sono sicuri dell’identificazione. Vorrebbero parlare con Casaroli. Due agenti, Giuseppe Tesoro e Giancarlo Tonelli vengono inviati a casa sua per convocarlo in Questura. Casaroli e il suo braccio destro Romano Ranuzzi pensano di essere stati scoperti, sparano, feriscono con un colpo al fegato Tonelli e fuggono a piedi per le strade di Bologna. Nella fuga freddano un ex brigadiere dei carabinieri, Mario Chiari, che cerca di fermarli, poi sparano a un vigile, Luigi Zedda, che resta a terra ferito, quindi uccidono un taxista e cercano di impadronirsi di un auto. Braccati finiscono per non avere via d’uscita. Ranuzzi, ferito all’inguine, si spara per non essere preso vivo mentre Casaroli viene catturato. La violenza di Paolo Casaroli più che dai film polizieschi nasce dalla sua storia personale. Nel 1943, uscito dall’istituto Artigianelli di Faenza, si arruola volontario nella X MAS, comandata da Junio Valerio Borghese e combatte nelle file della Repubblica Sociale. Finita e persa la guerra contro i partigiani decide di combatterne un’altra contro le banche insieme al fido 4, un tipo introverso e solo al mondo con una breve militanza nella Resistenza. La vicenda giudiziaria si concluderà con una serie di condanne. Paolo Casaroli viene condannato all’ergastolo con due anni di isolamento diurno. Resterà in carcere sino all’inizio di marzo del 1979 quando uscirà, si sposerà e si dedicherà alla pittura. Morirà il primo gennaio 1993.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".