Home C'era una volta Walter Barnes muore tra le fiamme del Rhythm Club

Walter Barnes muore tra le fiamme del Rhythm Club

SHARE

Il 23 aprile 1940 il Rhythm Club di Natchez, nel Mississippi, è gremito di gente per la presenza dell’orchestra del sassofonista e clarinettista Walter Barnes. Mentre le note si susseguono veloci l’aria diventa sempre più irrespirabile a causa di un fumo così denso da non poter essere attribuito soltanto ai sigari e alle sigarette degli spettatori.

Un inferno di fuoco e fiamme

Quando ci si rende conto che è scoppiato un incendio è troppo tardi. L’inferno di fuoco e fiamme inghiotte molti spettatori e il locale viene letteralmente incenerito in poco tempo. Tra le rovine vengono ritrovati anche i cadaveri carbonizzati di otto musicisti della band, della cantante Juanita Avery e della star della serata Walter Barnes.

Uno dei personaggi dell’epoca

A trentatré anni finisce così la vita e la carriera di uno dei più promettenti personaggi del jazz dell’epoca. Nato a Vicksburg, in Mississippi, nel 1907 Barnes aveva passato la sua infanzia a Columbus e giovanissimo si era trasferito a Chicago dove aveva studiato clarinetto con il professor Franz Schoepp, lo stesso insegnante di Benny Goodman. Successivamente aveva frequentato il Chicago Musical College e l’American Conservatory of Music. Nel 1926 aveva formato il suo primo quartetto entrando poi nella Detroit’s Shannon’s Band che, sotto la sua guida, avrebbe cambiato nome in Royal Creolians. Fra il 1927 e il 1930 aveva suonato prevalentemente a Chicago e nei dintorni anche se nel 1929 non si era sottratto alla possibilità di esibirsi al celebre Cotton Club di New York. Negli anni Trenta si era esibito a lungo nel sud degli Stati Uniti con grande successo e nel 1938 aveva formato una nuova orchestra di sedici elementi. È alla testa di questa band che la sera del 23 aprile 1940 trova la morte nell’incendio del Rhythm Club.

Previous articleTommy diventa un film
Next articleDa Morini Rent nuovi veicoli elettrici
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".