“Arrendersi o perire!”, riecheggia nella memoria storica quella parola d’ordine intimata dai partigiani il 25 aprile di 79 anni fa. Un anniversario che, nonostante le attuali polemiche, non si può tacere né dimenticare perché segna l’inizio della nostra democrazia.
Il 25 aprile del 1945 segna un inizio ed una fine. Segna l’inizio della liberazione d’Italia e la fine dalla dittatura fascista. Un giorno in definitiva fondamentale per la nostra Repubblica che assume un particolare significato non solo politico ma culturale. Rappresenta, insomma, il simbolo della lotta di resistenza delle forze partigiane contro il governo fascista e l’avvio di una nuova stagione di diritti e di democrazia che verrà definitivamente sancita con la nostra Costituzione che sarebbe entrata in vigore il 1 gennaio 1948.
La Storia ricorda che furono quelli anni convulsi e durissimi. Proprio il 25 aprile il CLNAI, il comitato di Liberazione nazionale Alta Italia con il comando a Milano, presieduto da Longo, Sereni, Pertini e Valiani proclamò l’insurrezione su tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, dando indicazioni a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia di attaccare i presidi nemici imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; parallelamente il Comitato assunse il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti incluso Mussolini.
Dal 1946 si celebra questa vittoriosa giornata, a partire dalla quale nacque l’attuale Repubblica Italiana e, soprattutto, si promulgò la più bella Costituzione del mondo: la nostra Costituzione.
Per questo occorre ricordare il 25 aprile, perché Resistenza significa celebrare i diritti così come i doveri di tutti e di tutte, l’essere di fatto cittadini e cittadine di un Paese libero che fonda la sua essenza sul rispetto degli uomini, delle donne ed anche del nostro Pianeta. Questa è la nostra Resistenza.