Una popolazione sempre più concentrata nelle città ha innescato fenomeni di incuria, aggressività e patologie sociali, ma anche reazioni virtuose e forme d’arte che negli ultimi tempi hanno fatto la differenza.
Con un breve e-book, ma ricco di informazioni e scaricabile gratuitamente, la giornalista Carla Guidi, redattrice del nostro giornale, propone un dibattito sulle Città reali e le città immaginarie: questo il titolo di un libro ancora in attesa di pubblicazione, il cui estratto è facilmente scaricabile in formato PDF a questo link.
La ricerca fotografica di Valter Sambucini, parte essenziale della struttura del libro, ha contribuito a mettere in evidenza il valore ed il possibile significato sociologico di massicci fenomeni collettivi, scelti anche in funzione del fatto di possedere alcune caratteristiche in comune, soprattutto di essere capaci di esprimere collettivamente un disagio, un problema e contemporaneamente rappresentare la ricerca attiva di una loro soluzione, non secondariamente costituendo una nuova fonte di economia condivisa.
Appuntamento il giorno 6 giugno 2018 alle ore 17,30 presso il Centro Medina Roma – eventi arte design – via Angelo Poliziano, 32-34-36 | tel. +39 06 96030764 – www.medinaroma.com/ – Ufficio stampa www.melaseccapressoffice.it
Parteciperanno al dibattito:
Il critico e storico dell’Arte Giorgio Di Genova
Il presidente dell’ANS Pietro Zocconali – http://www.ans-sociologi.it/
La giornalista e docente di storia dell’Arte Carla Guidi
L’artista tatuatore Marco Manzo
Il fotografo Valter Sambucini
E’ in gioco anche una ricerca di un’identità, come dice Franco Ferrarotti nella premessa al libro – città agglutinanti, come mi sembra legittimo definirle, cresciute a fungaia, quartiere dopo quartiere, senza mai chiamare in causa la «forma» complessiva della città, tanto da dar corpo alla mortale sequenza, a suo tempo intravista da Lewis Mumford, di pòlis-metropoli-megalopoli-necropoli – Sono città divenute invivibili, private anche degli orizzonti, sostituiti da alti palazzi con superfici speculari. Mentre la Natura è stata privata di spiritualità, indiscriminatamente saccheggiata e avvelenata, il Senso di appartenenza di ogni essere umano rimane necessariamente legato al territorio ed è sempre in rapporto al sistema mente-corpo, alla memoria come tempo circolare. Cos’ mentre aumenta il processo di de-territorializzazione, di frammentazione degli spazi e la standardizzazione del paesaggio urbano, con il trasferimento nell’iperspazio, nel ciberspazio di molte delle relazioni e delle funzioni simboliche o immaginarie della comunicazione, qualcosa come l’Arte può riportare le persone in contatto con una Realtà territoriale, storica, fisicamente partecipata. (Marc Augé).
Questa ricerca sulla quale si vuole discutere, verte su fenomeni molto diffusi che mettono in causa un particolare rapporto della persona con la società in cui vive, nella continua tensione tra cultura alta e bassa, economia e media, dove l’antropologia scopre atteggiamenti di difesa, adattamento e desiderio di identità. In poche parole l’Arte diventa sempre più veicolo di terapia e proiezione di identità collettiva; uscendo dalle Gallerie ed appropriandosi di nuovi spazi d’espressione, all’insegna della partecipazione, condivisione, trasformazione. Tra questi fenomeni si annoverano il Tatuaggio, la Street Art, i travestimenti e le narrazioni performative dei Cosplayers, insieme ad altri fenomeni collettivi legati alla memoria ed al territorio.
E’ questa una nuova complessa prospettiva nella quale infine gli animali hanno colonizzato le nostre case andando a compensare le nostre solitudini, intessute di diffidenza, con il calore di quella affettività quasi scomparsa nei rapporti sociali con i nostri simili, nel contempo creando una nuova diffusa sensibilità verso di loro, ma non esente da contraddizioni. E’ del CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) infatti la dichiarazione che, dopo la droga, il secondo mercato clandestino al mondo, per fatturato e numero di persone coinvolte, è il commercio illegale di fauna e flora, con un giro di denaro dell’ordine di miliardi di dollari, seguito solo da quello delle armi. Tutto ciò si somma negativamente alla distruzione degli ambienti naturali nei quali queste creature vivono (causati dalle molteplici e sconsiderate attività umane) ed agli effetti distruttivi sulla biodiversità, causati anche dall’introduzione, diffusa capillarmente, di specie aliene.
Come si è trasformato il rapporto della città con l’Arte e come l’Arte si sia trasformata in funzione di un presente ipermoderno nelle città, è l’argomento principale sul quale il libro riflette; città che, non dimentichiamolo, sono divenute ipertrofiche, come notato da molti studiosi, superando il limite del 50% della popolazione mondiale rispetto alle aree rurali. Situazione ancora più sconcertante nel constatare come questo avvenga in un’epoca dove l’informatica e l’elettronica permettano di spostare fuori dai nuclei urbani molte attività lavorative, per esempio con il Telelavoro o lo Smart Working, ma notando nel contempo, come questi mezzi abbiano infine saturato l’immaginario mass mediale con la cosiddetta “questione delle immagini”, già segnalata anche da Horst Bredekamp. In fondo la tesi proposta dal libro è questa: – Può il linguaggio artistico, con la sua componente simbolica e strutturante, contribuire a risvegliare le percezioni sopite e permettere una reazione a quella passività indotta dalla sovraesposizione agli stimoli visivi a cui siamo sottoposti?
L’estratto del libro in formato PDF è scaricabile a questo link:
Città reali e città immaginarie
Nella copertina: Murales di Gomez – Foto di Valter Sambucini